Garibaldi e le donne

GARIBALDI E LA PASSIONE PER LE DONNE

 

Durante la sua vita Giuseppe Garibaldi ebbe tante donne, incurante che fossero promesse o mogli di amici o alleati, domestiche o nobili, belle o brutte, non esitava a portarsele a letto. Si sposò tre volte, ma forse il suo amore più grande lo riservò per Anita.

 

 180px-Jessie_White 220px-Louise_Colet Anita_Garibaldi_-_1839 emma-roberts getImage Giuseppina-Raimondi

Giuseppe Garibaldi oltre che un grande condottiero è stato una star della storia d’Italia; le donne impazzivano per lui. A Caprera le donne gli inviavano messaggi appassionati e lui rispondeva a tutte. A volte gli arrivava tanta corrispondenza da dovere essere messa in grandi casse. Il problema diventavano le spese di affrancatura per le risposte. Alla fine, non potendo più affrontare l’acquisto di tanti francobolli, Garibaldi fece pubblicare un appello dicendo che chi voleva una risposta doveva inviargli assieme alla lettera anche l’affrancatura per il riscontro. Egli non amava i ricevimenti né l’alta società, né la beghe salottiere, ma gli piacevano le donne. In quel campo era

un tipo sbrigativo, non certo un sentimentale ed era poco avvezzo alle cerimonie. Con l’altro sesso Garibaldi ebbe talvolta rapporti strani. Egli fu un po’ arruffone anche in questo campo; non si formalizzò mai a proposito dello stato sociale delle donne di cui si invaghì né era schizzinoso nello sceglierle. Egli era molto amato: le donne cadevano ai suoi piedi, dalle governanti alle nobildonne, dalle intellettuali alla più semplici cameriere. Luciano De Crescenzo scrive che a Genova, da giovane, Garibaldi era molto corteggiato dalle donne, e racconta di una certa Caterina Boscovich, che lavorava nella Osteria della Colomba, pazzamente

innamorata di lui, così come la cameriera Teresina Cassamiglia e la verdumaia Natalina Pozzo. Importante era il ruolo giocato dall’aspetto fisico di Giuseppe Garibaldi: i lunghi capelli biondi, la faccia incorniciata da una barba selvatica, lo sguardo limpido e gli occhi dal celeste al verde. Lui però era un amante poco sentimentale, a volte persino maldestro fino ad essere sgarbato. Spesso le sue furono vere stragi di cuori, come nel caso della contessa Maria Martini della Torre, figlia del generale Salasco. Quando Garibaldi arrivò a Londra lei gli si diede anima e corpo. Pazzamente innamorata dell’Eroe, Maria abbandonò il marito ma Garibaldi che non ne era innamorato cercò di dissuaderla a seguirlo. La nobildonna allora tentò il suicidio, e in seguito venne rinchiusa in manicomio. A Londra Garibaldi fece un’altra conquista: Emma Roberts, aristocratica vedova inglese che si innamorò di lui e anche lui sulle prime s’invaghì di lei, e le disse di volerla sposare. Ma qualche giorno prima del matrimonio ci ripensò e fuggì via con un’amica di Emma, la giornalista Jessie White. Emma Roberts dopo la prima imbarazzante sorpresa, accettò che rimanessero soltanto amici.

Con Jessie Garibaldi si trovava bene; era una ragazza brillante, s’intendeva di politica, era disposta a combattere per la causa italiana. Proseguendo a scandagliare le conquiste femminili di Garibaldi, troviamo Madame Louise Colet, poetessa libertina e spregiudicata. Ella incontrò Garibaldi a Napoli. Era un evento che lei attendeva da tempo. Garibaldi aveva il suo quartier generale nel palazzo d’Angri. Louise approfittando della ressa all’ingresso dello stabile, poté introdursi nell’edificio, e raggiunse la stanza in cui si trovava il generale. Questi l’accolse con calore ed espresse la propria soddisfazione per aver conosciuto una donna che amava l’Italia. Assieme a Jessie White, Louise si dedicò alla cura dei garibaldini feriti. Louise disse che il

legame con Garibaldi era stato l’evento più importante della sua vita. Nell’ultima fase della sua esistenza si recò a Caprera, ormai malata, e Garibaldi si prese cura di lei. La gentildonna londinese Mrs Deidery, per stare accanto a Garibaldi, si addossò il compito di educare i figli che il generale aveva avuti da Anita.

Garibaldi non si faceva scrupolo nel sedurre le donne, anche se mogli di amici o di suoi sostenitori. Egli affascinò e conquistò Mary Selly, moglie di un deputato inglese, che lo aveva ospitato non immaginando che il generale avrebbe tradita la sua fiducia. Il fatto avvenne nella villa all’isola di Wight in cui viveva il deputato. Dopo che Garibaldi andò via lei continuò a tempestarlo di lettere appassionate «Nel rivedere il letto dove avete dormito resto a contemplarlo per ore. Ho trovato tra le lenzuola un fazzoletto che voi avete usato e lo tengo caramente come un cimelio» gli scriveva. Un’altra illustre conquista fu Esperance von Schwartz Brand,

baronessa bella e raffinata. Esperance a quindici anni dovette sposare il socio del padre, Alexander Brandt, il quale si suicidò dopo il matrimonio. Poco dopo lei si risposò, ma non le andò bene nemmeno questa volta. Il marito chiese il divorzio dopo alcuni anni. Esperance era passionaria colta e affascinante. Il salotto che aveva messo su era frequentato da letterati e politici. Garibaldi, quando la conobbe ne rimase affascinato e le chiese di sposarlo, ma lei rifiutò; aveva capito che per lui sarebbe stata solo un’avventura romantica. Tuttavia Esperance accorreva ogni volta che lui la chiamava al suo fianco. Per raggiungerlo andava a cavallo, in treno, in carrozza, o in piroscafo. E Quando il generale si ritirò la prima volta a Caprera sedusse la sua giovane cameriera Battistina Rovello, figlia di un marinaio, analfabeta, e bruttina. Garibaldi, una volta commesso il fatto, si prontò a sposarla, ma poiché non era stato ancora dichiarato vedovo di Anita, non potè farlo. In seguito si legò con la pittrice, scultrice e poetessa Elisabetta von Streikelberg. Garibaldi ebbe tre mogli. La prima fu Anita, che per la precisione si chiamava Ana Maria Jesus Ribeiro de Silva, da sei anni sposata con un pescatore, Emanuele Giuseppe Duarte, donna che l’Eroe conobbe in Sudamerica, e che fu forse il suo più grande amore, sempre vicina a lui nel periodo più drammatico della sua vita e che morì a ventotto anni, dopo avergli dato quattro figli Menotti e Ricciotti, Rosina e Teresita. La seconda fu Giuseppina Raimondi, una marchesina lombarda, che Garibaldi sposò quando aveva cinquantadue anni. Fu quella l’esperienza più grottesca che Garibaldi ebbe con una donna. Il padre della Marchesina Raimondi ospitò l’Eroe per qualche giorno nella propria villa, a Como, giusto il tempo perché Garibaldi s’invaghisse della

giovane. Il generale folle di passione, la chiese in sposa, e il padre acconsentì subito alle nozze. Quando i due si sposarono, appena usciti dalla chiesa, qualcuno mise nella mano del generale un biglietto che l’Eroe lesse sul sagrato diventando subito paonazzo. Nella missiva c’era scritto: “sappia che sua moglie è incinta”. Garibaldi si fece serio, e tuonò rivolto alla sposa: «È vero? Siete incinta?». La sposina arrossì. Lui masticò

tra le labbra «Allora siete una puttana!» e la lasciò sul sagrato. In effetti la giovane era incinta di del tenente Luigi Caroli. I familiari della ragazza avevano tentato di salvare l’onore della famiglia e della ragazza facendola sposare con l’Eroe dei Due Mondi. Dopo l’annullamento del matrimonio con Garibaldi, Giuseppina, che dette alla luce un bimbo nato morto, si risposò con il conte Ludovico Mancini. La terza moglie di Garibaldi fu Francesca Armosino, che era piccoletta e di certo poco attraente. Era una

ragazza astigiana di umili origini che prima aveva fatto la serva in una pensione. Venne scelta accuratamente dagli amici del Generale, proprio su sua richiesta, perché non era particolarmente piacente e dunque non poteva essere insidiata dagli uomini di Caprera che, a detta dell’Eroe, essendo a corto di donne, se fosse stata fascinosa l’avrebbero potuta infastidire e distoglierla dalle cure alla famiglia Garibaldi. Infatti Francesca non era affatto bella e neppure graziosa. Ma, a differenza della Battistina Ravello, era intelligente ed energica; sapeva ispirare fiducia o per lo meno la seppe ispirare al capofamiglia, che a poco a poco le

lasciò prendere possesso del ménage domestico e accudire Teresina incinta del terzo figlio. La frequentazione fece sì che Garibaldi non trovasse Francesca del tutto sgradevole. In breve tempo lei conquistò il ruolo di compagna del Generale. La loro relazione portò alla nascita di tre figli: Clelia nel 1867, Rosa nel 1869, Manlio nel 1873. Francesca si occupò di tutta la famiglia e della proprietà che il Generale aveva a Caprera, prendendo in mano le redini della casa. Il Generale avvertiva sempre più il peso degli anni e delle malattie: la miopia, la bronchite e i dolori articolari che lo affliggevano sempre di più e che spesso lo costringevano nella carrozzella. Francesca lo accudì quando si ammalò e lo assistette con dedizione. Quanto più il fisico di Garibaldi decadeva col progredire della malattia, tanto più fioriva quello di Francesca. Garibaldi era perfettamente cosciente della irreversibilità del suo male e nel rigore dei suoi principi morali, un unico cruccio lo tormentava: quello di riuscire a sposare Francesca e di poter così dare il proprio nome ai figli. Dal tempo del suo disgraziato matrimonio con la marchesina Raimondi, non aveva mai cessato di

sollecitare l’annullamento, e il desiderio divenne addirittura angoscioso dopo la nascita di Manlio, il prediletto, nel 1873. Tentò ogni via, e nel ’79 giunse ad umiliarsi fino al punto di inviare una supplica al Re in carta bollata da £.1, come un cittadino qualsiasi, e forse fu questa la mossa che sbloccò una causa cui non erano valsi famosi avvocati e l’interessamento dei suoi amici più cari. Finalmente nel 1880, dopo una lunga

trafila burocratica, Francesca divenne la moglie del generale Garibaldi. Una vicenda complessa e affascinante quella dell’Eroe dei Due Mondi. Indubbiamente grande stratega nel campo di battaglia, ma spesso molto ingenuo in politica e un po’ pasticcione in amore.