Recensioni Romanzo Siciliano

RECENSIONI A ROMANZO SICILIANO

“ROMANZO SICILIANO”, DI GIUSEPPE PARADISO, INTERESSANTE “AFFRESCO” DELLA SICILIA ANTICA. Recensione su LA SICILIA

Nell’aula magna del Convitto Cutelli di Catania, gremita da un pubblico qualificato e attento, il 22 febbraio, per il “Salotto letterario”, la prof. Dora Coco ha presentato il prof. Giuseppe Paradiso autore di un pregevole romanzo che si snoda nella Sicilia, dall’Unità d’Italia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Autore di saggi di sociologia e psicologia, sull’infanzia, sulla condizione delle donne, sul rapporto di coppia ( Prigionieri dell’inganzia; Vittime ed eroine, Pirandello Psicoanalitico, Amori e disamori nelle coppie etc) e di documentari, (tra cui La Sicilia dei Mestieri, Siciliafolk, Feste religiose di Sicilia, Il popolo di S. Agata, Pupi e Pupari e Il mondo dei Cantastorie), Giuseppe Paradiso ha così motivato ciò che lo ha indotto a scrivere il romanzo: “Affascinato dal carattere e dalla tempra dei siciliani del passato, dalla complessità delle passioni, dalla tenacia nelle avversità e dal coraggio nel ribellarsi ai soprusi, ho descritto questo caleidoscopio di tipi quasi a rappresentare una metafora della condizione umana”. Ha preso poi la parola il relatore, il Dott Angelo Munzone, in passato Sindaco di Catania, già Sovrintendente al Teatro Massimo e oggi direttore del Liceo Musicale, che ha sottolineato il valore colturale e storico del libro di Paradiso, correndando l’esposizione dell’opera con gustosi aneddoti e ricordi di Catania antica. L’ambiente siciliano antico è stato sottolineato da un bel documentario, montato da Giuseppe Paradiso, con reperti filmici d’epoca e filmati dello stesso Autore, che ha fatto rivivere momenti emblematici di un passato storico tra cui il lavoro dei carusi nelle miniere, le rivolte dei fasci siciliani, i danni della Seconda Guerra mondiale a Catania. Alla fine hanno preso la parola l’avv. Anna Ruggieri che ha sottolineato la suggestiva ambientazione storica del racconto di Giuseppe Paradiso, il prof. Vincenzo Rapisarda, già direttore della Clinica Psichiatrica, che ha rilevato il valore educativo dell’opera , e infine il prof. Toti Sapienza, già docente di Fisiologia all’Università, che si è chiesto a quale “tendenza” accomunare Romanzo Siciliano, se al Realismo o al Verismo e alla fine definendolo uno stile “storicistico”.

IL “ROMANZO SICILIANO” di Giuseppe Paradiso
RECENSIONE in RIVISTA “FORMAZIONE PSICHITRICA
Trattasi di un’opera non trascurabile al fine di riflettere sulla storia della Sicilia dall’impresa garibaldina al secondo dopoguerra, dopo la “liberazione” angloamericana.
L’Autore, già insegnante di Storia, Filosofia e Pedagogia nel licei, giornalista e già Docente nel Corso di Laurea in “Tecnica della riabilitazione psichiatrica” nella nostra Università, ha narrato, con la perizia dovuta anche a nove precedenti volumi e alla regìa cinevideotelevisiva con riconoscimenti e premi a Palermo, Salerno e Trento, la storia dei Patanè, famiglia contadina delle pendici dell’Etna, che ha visto un discendente, Raffaele, arricchirsi e diventare podestà.
Le vicende di questi braccianti e pecorai nelle terre dei baroni, che per necessità hanno lavorato anche da piccoli nelle miniere di zolfo e altri sono emigrati in Francia, Germania, Stati Uniti e Argentina, sono pregne di riferimenti socio-politici ed economici confrontati con la crisi della Sicilia, che dall’Unità d’Italia non ha ottenuto i vantaggi sperati e che, anche per l’insipienza dei deputati e senatori isolani, impegnati solo a mantenere un potere locale, ha peggiorato le condizioni dell’agricoltura, del commercio e dei cantieri navali.
Nel romanzo non mancano argomentazioni e notazioni convincenti sulle sommosse popolari, sul fascismo in Sicilia, sulla delinquenza organizzata e non, sugli interventi delle autorità religiose, sui rapporti intrafamiliari; tutti elementi che non hanno fatto superare quell’individualismo causa non trascurabile del mancato rilancio economico della Sicilia e del Meridione d’Italia.
Suggerire la lettura di questo appassionante volume ad insegnanti responsabili che sentono il dovere di far conoscere la nostra storia alle nuove generazioni, rassegnate per la mancanza di un futuro lavorativo in Sicilia ed impegnate solo ad acquisire le tecnologie più aggiornate nel campo di telefonini, iPod, computers, abbigliamento firmato e motori, mi sembra quanto mai opportuno perché il futuro si può costruire meglio tenendo conto non solo di una valutazione attenta del presente, ma anche delle indicazioni della storia, al fine di non ripeterne gli errori.
Il mio suggerimento è far conoscere, in modo romanzato e accattivante, ai giovani d’oggi, proprio come fa questo racconto di Giuseppe Paradiso, quanto è avvenuto in Sicilia negli ultimi 150 anni.

Vincenzo Rapisarda

 

RECENSIONE SUL SETTIMANALE Vespri siciliani

La SICILIA, COM’ERA IN PASSATO

“ Romanzo Siciliano” di Giuseppe Paradiso racconta la storia di una famiglia siciliana, i Patané, che visse condizionata dagli avvenimenti sociali, economici, psicologici che si svilupparono nei terribili anni di miserie e di guerre a cavallo tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900.
Ci incontriamo con l’Autore già Docente nel Corso di Laurea in “Tecnica della riabilitazione psichiatrica” nella nostra Università, e giornalista pubbliciista, autore di saggi di psicologia e sociologia e regista di apprezzati documentari e lungometraggi, per discutere del suo “ Romanzo Siciliano” nel quale narra, assieme alle vicende della Sicilia, le vicissitudini di una famiglia di contadini vissuta alle pendici dell’Etna.
Lo stile del romanzo è stringato, asciutto, senza fronzoli. L’autore approfondisce temi psicologici, sociali, storici ed eventi naturali, in maniera chiara e scorrevole. Il libro si presenta con una elegante veste tipografica di quasi quattrocento pagine. La lettura del romanzo affascina al punto che viene quasi di leggerlo tutto d’un fiato.
Quello di Paradiso è di uno stile personalissimo e non può essere accomunato che solo larvatamente a qualche “categoria” letteraria.
Domanda: Cosa l’ha spinto a scrivere questo romanzo?
Risposta Ho voluto dare un contributo alla conoscenza della storia e dei costumi dell’Isola, raccontando cosa accadde in Sicilia dal 1860 al 1950.
Penso che non basta guardare il presente per capire il carattere di una popolazione, si deve indagare nel suo passato, risalire al suo antico quotidiano, alle usanze che rappresentano la sua memoria più vitale e lo spirito più genuino.
Benedetto Croce affermava che un popolo si può capire se si conosce la traccia storia degli avvenimenti politici e sociali che lo hanno percorso. Affascinato dallo spirito e dalla tempra dei siciliani, dalla complessità dei loro sentimenti e delle loro passioni, dalla loro tenacia nelle avversità e dal loro coraggio nel ribellarsi ai soprusi, ho cercato di raccontare tutto questo nel mio romanzo.
Domanda: le vicende della famiglia Patanè, braccianti e pecorai che il libro racconta hanno lavorato nelle terre dei baroni, e per necessità si sono guadagnati il pane sin da piccoli anche nelle miniere di zolfo, sono vere o di fantasia?
Risposta: Ho preso spunto da avvenimenti accaduti e da personaggi esistiti, mescolando finzione e realtà per ragioni narrative. Come ha potuto notare, le vicende della famiglia Patané si svolgono tra riferimenti socio-politici ed economici davvero avvenuti in Sicilia, un Paese che dall’Unità d’Italia non ottenne i vantaggi sperati anche per l’insipienza dei deputati e senatori isolani di fine Ottocento. Costoro impegnati solo a mantenere il loro potere locale, tralasciarono gli interessi della Sicilia e l’isola vide peggiorare le condizioni dell’agricoltura, del commercio e dei cantieri navali.
Domanda Nel romanzo non mancano notazioni sulle sommosse popolari, esempi drammatici del lavoro minorile nelle miniere, amari ricordi del fascismo in Sicilia, dei bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, della mafia e della delinquenza, ed anche narrazioni di rapporti intrafamiliari, di passioni , di amori, e anche di violenze devastanti.
L’opera è ambientata a Catania e nell’interland, con una esemplare ricerca storica, e le chiedo: la stessa veridicità l’ha adottata nel raccontare le vicnede dei personaggi?
Risposta Il protagonista principale, Raffaele Patanè rappresenta un po’ l’emblema dell’umanità che da sempre lotta contro le avversità naturai e sociali. Il romanzo è strutturato con molti personaggi ognuno dei quali ha una precisa coloritura psicologica e sociale.
Ho descritto un mondo sociale, un caleidoscopio di tipi e vicende e che potrebbero rappresentare una metafora della tragica condizione umana. “Romanzo Siciliano” vuole ricordare un popolo che visse tra avvenimenti avversi e individui che cercarono di sfruttarlo e di prevaricarlo.
Domanda Quando ha iniziato a scrivere il romanzo?
Risposta Molti anni fa. L’ho scritto e riscritto. Del resto non è una novità che un autore elabori a lungo un romanzo soprattutto, se come il mio, è tanto articolato e pieno di citazioni storiche. Il Manzoni rifece più volte, dal 1821 al 1842 , varie parti del suo romanzo, cambiandone anche il titolo. Luigi Pirandello in “Diana e la Tuda” riscrisse tutto il terzo atto su suggerimento di Marta Abba.
Mi fermo qui, ma gli esempi di questo tipo potrebberro continuare.
Domanda Passando dalla produzione di saggistica, della quale ha tanta esperienza, alla narrativa, ha trovato qualche difficoltà?
Risposta La saggistica è più semplice: affronta un tema, lo analizza e trae delle conclusioni. Il romanzo, specialmente del genere di quello che ho scritto, è operazione complessa: in esso si devono amalgamare una molteplicità di fattori: i personaggi, gli avvenimenti storici e sociali, gli eventi naturali, le tradizioni di vario e complesso genere.
Dominare tutto questo materiale non è facile. Tuttavia, dalle testimonianze dei lettori che ho ricevuto finora mi pare che ce l’abbia fatto.
Domanda Dopo il successo di Romanzo Siciliano, pensa di cimentarsi in un’altra operazione editoriale come questa?
Risposta C’è sempre tanto da scrive e da testimoniare. Analizzato il periodo tra l’800 e il 900, vorrei approfondire in un altro romanzo gli stati d’animo, i modi di vivere, la psicologia sociale e mediatica a cavallo tra la seconda metà del 900 e il Terzo Millennio.
Domanda In altri termini, vuole dare un “seguito” al romanzo. Una “lettura” di ciò che oggi accade nel sociale.
Risposta Si, ma per ora è prematuro. Vedremo in seguito. Intanto spero che Romanzo Siciliano sia letto dai giovani, affinché le nuove generazioni possano rendersi conto delle origini, dei costumi e della psicologia della nostra società isolana.
Alberto Bucchieri
ROMANZO SICILIANO di Giuseppe Paradiso
recensione su LA SICILIA
“Romanzo siciliano” (Edizioni Agorà, Catania, 2013, ISBN 978-88-89930-18-2), è un affascinante viaggio nel tempo, con un ricco itinerario di vita e di conoscenza.
Non è sempre agevole leggere un romanzo storico, lungo per pagine e per vicende, ma quando questo romanzo è scritto in un linguaggio scorrevole e privo di luoghi comuni, se è corroborato dalla conoscenza dei fenomeni storici, politici, militari, economici, filosofici, antropologici e sociali, si ha un crescendo di interesse e di attenzione, misto a curiosità e vien voglia di leggerlo tutto d’un fiato.
Il romanzo racconta “sine cera” la storia affascinante, vera e fittizia, di una famiglia patriarcale di poveri braccianti agricoli del contado pedemontano catanese, dall’Unità d’Italia alla seconda guerra mondiale.
Raffaele Patané è il personaggio chiave delle complesse vicende parentali, individuo senza illusioni, senza ideali, pragmatico, e deciso al riscatto sociale, sino a diventare, con le proprie forze, padrone e podestà.
L’autore, Giuseppe Paradiso, poliedrico e versatile uomo di cultura, già docente di storia, filosofia e pedagogia, nonché già docente nel Corso di Laurea in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, oltre ché giornalista e documentarista di solida formazione umanistica, ha tracciato la storia della famiglia di Raffaele Patanè, tenace contadino, venuto dal nulla, e fattosi da sé con caparbia e ferrea volontà, che viene fuori dal buio della storia “minore” dei miseri e degli analfabeti della Sicilia post-risorgimentale, crudelmente tradita nella sua dignità, senza patria e senza stato.
Emergono, fin dalle prime coinvolgenti pagine del romanzo, personaggi fittizi che interagiscono con quelli storicamente esistiti, affidati ad un filo esistenziale che lega le loro trame, verosimili vicende biografiche di pecorai, campagnoli, zappatori, salariati. Il romanzo racconta di numerosi latifondi feudali, dei ricchi borghesi e dei nobili opportunisti. Un susseguirsi di pagine di storia, reale e vissuta, del popolo siciliano, tartassato da pesanti balzelli, umiliato dai soprusi dei ceti abbienti, talmente insopportabili da costringere ad un’emigrazione di massa per motivi di lavoro, fenomeno ignoto persino al vituperato periodo dell’“ancien regime” dei non dimenticati Borboni.
Uno squarcio di cruda chiarezza sulla contraddittoria politica anticlericale del siciliano Crispi a livello nazionale, sui Fasci siciliani e l’azione a difesa dei ceti popolari del catanese De Felice, sui capricci e le avventure dei vanitosi e insensibili notabili locali, a discapito dei miserabili lavoratori da loro dipendenti, fino al medievale e trasgressivo soddisfacimento dello “jus primae noctis” sulle giovani figlie da marito, sulla promiscuità sessuale tra familiari che condividevano i miseri letti-pagliericci, i soli disponibili nelle stamberghe abitate da genitori e figli d’ogni età, in comune con gli animali.
Una realtà dall’impatto concreto con la miseria materiale e morale, appena alleviata dall’esempio cristiano di qualche prete cosciente della dignità spirituale e sociale della propria missione sacerdotale: la vita infernale dei carusi nelle miniere, schiavi dei padroni ed anche della lurida omosessualità forzata con i vecchi minatori, lo stupro delle figlie e delle mogli dei poveri diavoli, e l’altissimo tasso di mortalità infantile, i non rari rapporti incestuosi, soprattutto nelle famiglie contadine abituate a tutti i possibili abusi, caratteristici di una società basata sulla violenza e i soprusi dei maschi, mariti e padri-padroni, pronti però a vendicare ciecamente, anche col sangue, l’onore violato delle proprie donne e dell’intero clan familiare.
Aspri e scultorei i profili biografici delle generazioni dei Patanè, danno l’occasione per evidenziare uno spaccato di storia siciliana, ignorata dalla vulgata ufficiale fatta di trattati, di guerre, di svolte e manovre politiche, ben lontane dalla miserabile realtà del proletariato analfabeta ed emarginato, della gente comune senza volto e senza diritti.
Grandioso affresco di vita e di morte, caleidoscopio di figure e di immagini del nostro popolo, di infamie e generosità, di odio e amore, di ipocrisie e avarizie, di fatalismo e illusioni, di perbenismo e tradimenti, di rassegnazione e ribellione, di affetti e di cinismo, di avversità e di fortunata audacia, di precari successi e di ricorrenti sconfitte.
Pagine indimenticabili, in stile incalzante e sintetico, intrise di sensibilità pedagogica ed educativa, per descrivere le problematiche dell’isola: l’introduzione della leva militare obbligatoria, le endemiche epidemie di colera e di spagnola, la carità del cardinale arcivescovo Dusmet, l’orribile lavoro nelle miniere di zolfo, il potere della mafia, la prepotenza e le malefatte dei politici e dei burocrati, i delitti impuniti degli intoccabili, il fatalismo dei poveri, le sterili rivolte sociali nel Catanese, la città borghese e il quartiere della case chiuse di San Berillo, il ruolo ambiguo della magistratura e delle forze dell’ordine, subordinate agli interessi degli “intoccabili”, l’emigrazione in America, la religiosità e la superstizione dei popolani, l’esposizione agricola del 1907, la Grande Guerra, il regime fascista e il 2° conflitto mondiale con i bombardamenti a Catania e l’arrivo degli Alleati.
L’inesorabile e fatale crepuscolo di Raffaele, arricchito, agiato e prestigioso patriarca della famiglia, conclude il romanzo scritto, come afferma lo stesso autore, “con l’intento di essere un affresco di tipi e di situazioni emblematiche, una visione corale e individuale di una umanità che vive la propria quotidianità in un continuo braccio di ferro con le avversità”.
Antonino Blandini